
Elisa e la laurea in Psicologia
I volti della Dual Career: intervista a Elisa Colombo atleta di pattinaggio sincronizzato su ghiaccio e studentessa di psicologia. Studio e sport che si intrecciano in un lavoro di tesi. Leggi l'intervista!
di Emmanuele Michela
Irene Santi, dall’Inter a Largo Gemelli, studia il futuro del giornalismo sportivo
I volti della Dual Career
Come sta evolvendo il ruolo del giornalista sportivo? Parte da questa domanda la tesi di Irene Santi, centrocampista dell’Inter 25enne, che in Università Cattolica è prossima alla laurea in Scienze Politiche e Sociali. «Per forza dobbiamo studiare: quando finiremo di giocare dovremo ricostruirci un futuro, e formarsi è fondamentale». Lei l’ambito dove guardare lo ha scelto: la comunicazione, in particolare nel mondo sportivo, che ha potuto conoscere anche direttamente durante un tirocinio fatto in agenzia («non potevo farlo all’Inter perché ero già dipendente del club»), che le ha aperto domande e riflessioni - canali streaming e podcast, ruoli di ex personaggi sportivi diventati comunicatori - su cui oggi studia.
Dagli esami in Largo Gemelli alle partite all’Arena Civica, dai libri sulla comunicazione alla divisa nerazzurra, la vita di Irene è un continuo palleggio tra un ricco presente sportivo e un domani professionale tutto da costruire. «In realtà faccio una vita molto normale: vado in università, programmo gli esami, appena ho un momento libero mi metto a studiare», sbriga con semplicità. Davanti la rincorsa alla Juve capolista (che poi ha vinto il campionato), ma pure il rush finale di esami prima della tesi. Il duro recupero da un terribile infortunio al crociato e una carriera universitaria iniziata studiando economia prima di abbracciare la sua attuale facoltà. «Il sostegno del Programma Dual Career è prezioso, perché mi aiuta a strutturare le sessioni, ma chi fa sport è sempre abituato a questa alternanza».
Nerazzurra fino al midollo, racconta di una foto che la ritrae, bambina, con la maglia dell’Inter di Ronaldo addosso: «Mi viene difficile pensarmi con altri colori addosso». La sua storia col calcio è partita quando era in prima elementare: «Prima avevo provato un paio di sport diversi, poi ho seguito lo sport che facevano tutti i miei cugini e mi sono subito innamorata». Fino a 12 anni ha giocato al Cernusco con compagni maschi, poi il passaggio all’Inter Milano - società poi scioltasi nel 2018 per diventare Inter Women - e la promozione del club nerazzurro dalla B alla A vissuta da piena protagonista. Poi un anno in prestito al Verona nel 2020 e il ritorno a casa: «Qui mi sento a mio agio, specie quest’anno col recupero dall’infortunio è stato fondamentale». E del calcio femminile dice: «Il livello si è alzato tantissimo negli ultimi anni, è professionismo vero. Ma possiamo ancora crescere, e serve l’aiuto di tutti, in visibilità e valore, mantenendo la purezza che contraddistingue questo movimento».
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